Il Cioccolato Azteco dell'Antica Dolceria Bonajuto
Modica 7/8/9 Marzo 2003


Un tuffo tra mito, storia e leggenda in uno scenario d'incomparabile bellezza artistica e naturale. Tre giorni trascorsi in questa città da favola che a volte sembra un presepe quando, al tramonto, pian piano mentre il sole cade, mille luci si accendono ad illuminare la notte. E ciascuno rimane affacciato alla finestra per toccare l'impalpabile dolcezza che prende il cuore, la pace che ti entra dentro e ti avvolge come una morbida coperta. Il silenzio, dall'alto, è totale e si ha l'impressione di restare sospesi in un'altra dimensione, in un mondo strano, bellissimo dove c'è solo quiete, una quiete che ti rimane nel cuore per molto tempo accarezzando il desiderio di voler ritornare, di voler restare qui per sempre. Tutto di Modica è bello. Non solo i suoi palazzi barocchi, le sue chiese che si stagliano nel cielo con i loro colori dorati, la vita che scorre con ritmi lenti e antichi, dimenticati da troppo tempo per noi che viviamo in un mondo frenetico


dove abbiamo dimenticato il piacere di una buona conversazione, di una passeggiata senza pensare a niente lasciandosi trasportare solo dall'istinto, dalla curiosità di vedere cosa c'è alla fine di una lunga rampa di scale, di girovagare tra piccole viuzze fatte di tante casette addossate le une alle altre, alcune così vecchie che sono quasi crollate, altre che stanno rinascendo grazie all'amore dei modicani per questo luogo così lontano dalle nostre mete tradizionali, ma così bello che fa innamorare.
Ma Modica è anche fermento, interesse per tutto ciò che può farla ritornare al suo antico splendore, quando era la capitale della Contea omonima, centro di irradiazione di cultura per tutta la Sicilia e così ti trovi improvvisamente coinvolto in eventi di ogni tipo, dalla presentazione di un nuovo libro di uno scrittore e giornalista affermato ad una mostra di quadri o ad una kermesse enogastronomica. C'è sempre qualcosa di nuovo nell'aria e ti stupisci che qui, in quest'angolo di quiete, la vita invece ferva a volte più che in una grande metropoli. Ed in pasticceria, la domenica, è tutto in via vai di persone che, anche se le hai viste una sola volta, sono diventate vecchie conoscenze e provi una grande gioia nel ritrovarle. Ci si viene per i cannoli, gli 'mpanatigghi e, naturalmente per la cioccolata, ma poi si resta fuori della porta a raccontarsela sotto il sole dolce della primavera che comincia. Il Sindaco, uno tra i più giovani tra i neo eletti in tutta Italia e pieno di voglia di fare, di migliorare, di dare nuovo impulso alla città e molto disponibile a prendere in considerazione tutte le nuove idee, è con la moglie ed il figlio appena nato e viene in Dolceria per festeggiare la giornata di festa così come l'Ispettore della Questura che hai conosciuto il giorno prima tra un dolce ed una chiacchierata: si parla di Milano e di come vanno le cose qui al Nord e mentre parli capisci che qui tutto è più semplice, più facile perché tutti sono lì, a portata di voce, in amicizia, con la voglia di aiutarti se ne hai bisogno e comunque ti ascoltano ed è già una cosa incredibile per noi che dobbiamo fare lunghe file burocratiche per arrivare all'ultimo dei sottoposti. Insomma, un modo diverso di vivere la vita, di affrontare le cose. Sicuramente ci sono molti pettegolezzi come in tutte i piccoli centri ed il turista fa novità, ma credo che anche qui, come in altri luoghi dell'isola valga il detto popolare che "il morto si piange tre giorni" per significare che dopo poco tempo tutto diventa come prima ed anche tu fai parte del panorama.
Quando siamo arrivati con il pulmino bianco che porta sulla fiancata lo stemma della Contea di Modica era ormai mezzogiorno perché ci eravamo tutti dati appuntamento all'aereoporto di Catania, eccezion fatta per i siciliani che ci avrebbero raggiunti direttamente in città.


Abbiamo pensato ad uno spuntino veloce per poi andare subito a visitare Ragusa Ibla
Perché per Modica avremmo avuto tutto il week end.
E così eccoci di fronte ad uno scenario davvero stupendo, in una città solo per noi, senza auto, senza rumori con un silenzio che diventava assordante.
Poi un gelato che era un must perché tutti parlano di Gelatidivini. Un pochino deludente, assolutamente al di sotto delle nostre aspettative perché spesso la fama è esagerata. Non si può parlare solo bene di ogni cosa, bisogna essere prima di tutto oggettivi.Al ritorno siamo andati in albergo per prendere possesso delle nostre camere.



L'Hotel Relais di Modica è proprio a due passi dalla Dolceria in pieno centro, ma leggermente più in alto del Corso. E' stato ristrutturato da poco e tutte le camere sono arredate con cura ed hanno finestre da cui si può ammirare tutta la città: il panorama è da mozzare il fiato Qui Antonio e sua moglie, proprietari del Relais ci aspettavano. L'ospitalità è perfetta. Quattro chiacchiere con loro che sono ormai degli amici e tutti a cena al Barocco, un ristorante molto accogliente dove vengono proposti piatti della pura tradizione modicana come il caciocavallo alla griglia. Sabato mattina è l'8 Marzo, festa della donna, e subito siamo inondati da mazzetti di mimose. All'Antica Dolceria Bonajuto ci stanno aspettando anche i corsisti che vengono da varie città della Sicilia e tutta Modica è in fermento perché la Domenica precedente, a Eat Parade, hanno dato notizia di questo corso e l'APT è stata sommersa di telefonate. C'è molta competitività tra i pasticceri e i bar che vendono il cioccolato e decisamente invidia nei confronti della famiglia Ruta che dal 1880 lavora il cioccolato ed ha mantenuto il cognome del nonno materno, il famoso Bonajuto. Peccato perché tutto ciò che Franco e PierPaolo fanno per promuovere il cioccolato modicano partecipando a tutte le manifestazioni enogastronomiche e promuovendone loro stessi altre non fa che portare benefici a tutti i vari produttori della zona e non solo a loro. Per non dire poi che la maggior parte degli altri è stata allieva della Dolceria! Un po' più di collaborazione non guasterebbe affatto ed aiuterebbe molto. Credo che ci sia posto per tutti. Ma torniamo al nostro corso: Franco Ruta ci ha tenuto una lezione sulla storia, anzi, sulla preistoria del cioccolato modicano così vicino a quel Xocoàtl che gli Aztechi ed i Maya conoscevano millenni prima dell'arrivo di Cortez in Messico.



Ed eccoci, tra storia e leggenda, favoleggiando su affascinanti legami con il passato, a gustare una tazza di cioccolata calda alla vaniglia preparata apposta per noi sciogliendo una tavoletta in acqua. Un grande suggerimento da proporre agli amici, ma anche ai nostri figli invece che le orribili buste di "preparato in tazza al gusto di cioccolato" che ci propina la maggior parte dei bar. Uno stuzzichino veloce al Barocco e poi di nuovo in Dolceria per vedere da vicino tutto.


Per ottenere questo cioccolato si deve attuare quella che viene chiamata la "lavorazione a freddo" perché l'impasto che si ottiene dalla massa di cacao sciolta a bagnomaria cui viene aggiunto solo zucchero semolato e vaniglia o cannella o peperoncino viene mantenuto ad una temperatura costante di 45° e successivamente porzionato manualmente in stampi rettangolari. Gli stampi vengono poi messi in un vassoio di legno per subire un altro trattamento: la battitura. In questo modo l'aria che è contenuta nell'impasto viene in superficie ed il burro di cacao, contenuto naturalmente nella massa di cacao, si ridispone in modo uniforme. Ovviamente abbiamo voluto provare tutti perché ci sembrava facile, invece non si riusciva a trovare il ritmo giusto ed era piuttosto faticoso.

Qualcuno si è consolato in altro modo! Poi è stata la volta degli 'mpanatigghi, dolci di pastafrolla ripieni di cioccolato e carne. Più semplice la ricetta? Non credo anche perché certe sottigliezze che fanno la differenza non le riesci a cogliere, o meglio, non le raccontano a buon diritto. Una grande eccezione alla normale produzione di Bonajuto sono state le licumie.Si presentano simili agli'mpanatigghi, ma contengono cioccolato e melanzane, un dolce tipico che unisce la tradizione spagnola del "cibo-cioccolato" a quella araba per l'uso della melanzana.

Verso sera, portando con noi i mille profumi dei dolci appena cotti od ancora in forno ci siamo preparati per la nostra cena al Valentino, un ristorante tra i più noti a Frigintini, piccola frazione di Modica. Superfluo dire che tutto è stato giudicato perfetto e buonissimo.


Domenica mattina ci siamo svegliati con un cielo blu ed un sole smagliante che ci ha accompagnato durante la visita guidata della città. Una ragazza dolcissima e preparatissima dagli occhi azzurro intenso, Manuela, della Cooperativa Etnos ci ha raccontato mille cose e ci ha mostrato, oltre a chiese e palazzi storici inclusa la casa di Quasimodo, le grotte. Qui, grazie all'amore per la memoria e ad un'infinita pazienza, un giovane modicano fa rivivere le usanze ed i costumi del suo popolo raccogliendo tutto ciò che un tempo veniva usato. Il sogno ed un delirio per un antiquario! Così ci sono mobili d'epoca, abiti, utensili di uso domestico e perfino una grotta di rappresentanza con un divano bellissimo e ricami ovunque. Le grotte sono state davvero abitate fino a pochi decenni fa e visitandole si ha la netta impressione di poter toccare con mano un passato vicinissimo e di conoscere le persone che vi abitavano.


Dopo questo tuffo nel ricordo le dolcezze dell'Antica Dolceria ci hanno accolto per, si fa per dire, uno spuntino dolce: in realtà tutti abbiamo avuto il coraggio di rimpinzarci di cannoli appena fatti. E poi via, a festeggiare la Domenica con un pranzo al cioccolato preparato per noi al "Le Magnolie"di Frigintini.

Qui, nella tradizione locale, il cioccolato è una parte integrante dei piatti, ma vi entra in un modo così soft ed equilibrato che non risulta mai stucchevole, anzi sembra perfetto.

 

come questi gnocchetti con piccoli pezzettini di massa di cacao e questi squisiti gamberi accompagnati da una particolare caponata con cioccolato. Un grande applauso per tutto lo staff del ristorante che ha brindato con il nuovo liquore al cioccolato di Bonajuto a perfetta conclusione di una giornata e di un viaggio da non poter dimenticare.

Marina Sanvito
Foto di Marco Diana e Marina Sanvito