Quando anni fa' ho cominciato ad occuparmi di cioccolato sapevo davvero poco di questo prodotto ed ancora meno del suo mondo. Mi piaceva e basta. Quando ero una bambina il mio universo cominciava e finiva con il cioccolato che mio padre mi portava dalla Svizzera, quell'incredibile voluttuoso latte e nocciole Lindt rimasto per me unico. Così le mie conoscenze erano a dir poco limitate, ma armata da tanto entusiasmo e da una buona dose di saggezza che solo l'età, a volte, porta, sono restata un po' in disparte per osservare e capire. C'è poi una buona stella che a volte aiuta oppure, come diceva il Macchiavelli, chi ha virtù ha anche fortuna. Sta di fatto che ho capito una cosa: dovevo occuparmi dei piccoli artigiani allora emergenti e non della grande industria perché il destino del cioccolato pensavo fosse nelle mani di quegli artisti pieni di passione, di creatività, di gusto e di caparbietà che lavoravano giorno dopo giorno in piccolissime realtà a volte davvero minime. I miei maestri del cioccolato, del cioccolato d'Autore, erano un po' ovunque in Italia e cercavano di emergere pian piano con i loro prodotti rigorosamente fatti a mano dall'inizio alla fine, con la minuziosa scelta delle materie prime di grandissima qualità e la loro incredibile tenacia di provare e riprovare fino ad ottenere ciò che avevano immaginato e desiderato. Ho creduto in loro ed ho cercato di conoscerli bene per capirli meglio e raccontarli agli altri. La prima volta che ho visto Roberto Catinari è stata ad una manifestazione: ricordo il suo stand ed una grande foto che riproduceva un uomo con una lunghissima barba bianca ed uno strano cappello marrone in testa. Poi, in disparte c'era proprio quell'uomo che parlava con un giornalista. L'ho guardato un attimo e mi sono sentita in imbarazzo: io non sapevo niente o quasi e lui era il grande mito della Toscana, quello che ha fatto la storia del cioccolato in questa regione che non aveva alle spalle nessuna tradizione e che ora addirittura è chiamata la Chocolate Valley. E poi aveva un che di austero, di solenne come un antico profeta, e mi sembrava inavvicinabile. Di lui sapevo praticamente tutto: la sua adolescenza trascorsa nella Svizzera Tedesca a lavorare in una confiserie prima a lavar pentole, poi al forno e finalmente con le mani nel cioccolato; i suoi vent'anni trascorsi oltralpe lontano dalle sue montagne vicino a Pistoia molto faticosi, ma pieni di soddisfazioni ed infine il suo ritorno a Bardalone ed il piccolo laboratorio con la moglie Fedora e due macchine per sciogliere il cioccolato; e finalmente il successo ed un bel negozio ad Agliana ed un laboratorio più grande con tanto spazio e diversi aiutanti e le mille squisitezze uscite dalle sue mani che lo hanno reso famoso ovunque. Un po' tutti sono passati da lui anche solo per un consiglio, a volte, ma ci sono passati perché era ed è un mito. Sono passati gli anni. Mi è capitato di rivederlo, di conoscere i suoi prodotti, di seguire le novità che presentava di volta in volta, le ho recensite, fotografate, ma con lui non parlavo. Ho aspettato. Credo lui sapesse chi ero, ma ci salutavamo appena. Ero sempre intimorita, ma il mio desiderio più grande era quello di conoscerlo da vicino, non di intervistarlo e basta. Mi ha aiutato il caso ed un giovane cioccolatiere: Franco Rizzati. Non lo sa nemmeno, ma è grazie a lui se ora posso considerare Roberto Catinari uno dei miei amici.Ed ho scoperto un uomo dolce, riservato e schivo, timido a volte, ma pieno di grande comunicativa quando acquista fiducia nell'interlocutore. E' vero, cristallino ed immediato: il rapporto con lui diventa facile se ti confronti ad armi pari. Ed il regalo più grande che mi potesse fare è stato quello di accettare di tenere dei corsi di cioccolato per Chocotravels: non lo aveva mai fatto come in genere ha sempre rifiutato a piè pari la gente che chiede di fare uno stage presso di lui. Ho così conosciuto un altro personaggio, se è possibile, o meglio quel Catinari che sfugge all'incontro occasionale: dentro al suo laboratorio, in mezzo al cioccolato è davvero un incredibile mago che creando alchimie dà vita a prodotti stupendi. Con la sua barba lunghissima che spesso si ravvia con le mani, volteggia leggero da una parte all'altra con una vivacità e con un dinamismo degni di un ragazzino ed i suoi occhi sono quelli di un ragazzino e si accendono di allegria, di entusiasmo e gioia mentre ci mostra come produce ancora oggi come cinquant'anni fa' i suoi ferri vecchi, uno per uno, a mano fermissima, o mentre ci svela i segreti di una ricetta che tiene chiusa in un vecchio libro di “magie”. Mi ha confessato che ancora oggi, la notte, se non riesce a dormire pensa a qualche prodotto nuovo o a delle varianti per quelli già esistenti ed al mattino si precipita in laboratorio per sperimentare se il suo sogno si può trasformare in realtà. Credo sia proprio questo instancabile amore per il proprio lavoro e per il cioccolato (a proposito, ne mangia in continuazione!) il grande segreto del suo successo e soprattutto la voglia di trovare sempre qualcosa di nuovo e di unico. Marina Sanvito Per vederlo in tanti momenti indimenticabili visitate il report del suo corso di cioccolato tra gli Eventi 2004! |