La Costa d'Avorio, affacciata sul Golfo di Guinea, è forse uno dei paesi più rappresentativi nei nostri sogni africani. Già il suo nome ci porta a favoleggiare di tesori stupendi, di bellezze leggendarie e di animali selvaggi. Ma proprio qui, in questo nostro paradiso dell'immaginario, il 19 Settembre 2002 ci sono stati gravi scontri tra il governo militare e gruppi di ribelli a Bonakè, Korhogo e Abidjan. Il giorno successivo il portavoce del Governo ha comunicato di aver ripreso il controllo della situazione ad Abidjan, la capitale economica del paese, ma in realtà gli ultimi recentissimi comunicati affermano che un esercito di ribelli, il cui numero sta aumentando di giorno in giorno, controlla tutto il Nord e sono già cadute nelle loro mani le città di Man e di Danane. Questa zona è di grandissima importanza per il paese poiché proprio qui si trovano le più importanti piantagioni di cacao e di caffè. L'agricoltura è la base dell'economia ivoriana poiché rappresenta il 29% del PIL e l'80% delle esportazioni. Forse pochi sanno che la Costa d'Avorio è il primo esportatore mondiale di cacao tanto che il 40% della produzione totale proviene da qui e la guerra sta mettendo in fuga migliaia di contadini bloccando il raccolto. Per la coltivazione del cacao, che richiede moltissima manodopera, sono impiegati anche i popoli delle nazioni vicine e, naturalmente, anche i bambini. Da alcune settimane il caos e la paura si stanno diffondendo a macchia d'olio. I lavoratori delle piantagioni affrontano gravi disagi e molti sono fuggiti nei propri paesi d'origine. Il prezzo del cacao è salito in modo incredibile all'asta di Londra tanto che oggi una tonnellata costa cinque volte di più. La guerra ha costretto alla fuga anche le organizzazioni di volontariato che lottavano contro lo sfruttamento del lavoro minorile che qui, come in molti altri stati africani, è una vera piaga. Sono i bambini, come sempre, troppo spesso a pagare le conseguenze di tanti errori e si finge di ignorare che nelle piantagioni di cacao dell'Africa esistono ancora bambini tenuti come schiavi ed altri costretti a lavorare con ritmi insostenibili. Ricordiamoci di questi bambini che pur lavorando per il cioccolato non sanno nemmeno che sapore ha! Ed ora che sulle nostre tavole di Natale compariranno squisite creazioni delle firme più prestigiose del mondo del cioccolato la maggior parte di noi tenderà ad ignorare e a non voler credere ad una verità troppo scomoda e davvero impensabile nell'era dell'alta tecnologia e del grande benessere.
Marina Sanvito 3 dicembre 2002
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