I DE BONDT RYE’
un omaggio a Pantelleria

di Marina Sanvito


“Le tue rocce nere
ed il tuo mare tempestoso
così aspra.
Le tue viti nelle verdi vallate
e i tuoi tramonti africani
così dolce.
E ti ho amata piano piano
come un roseo fiore che si culla
nel sole del mattino
e ti amo disperatamente oggi
come quel fiore già bruciato al calar della sera"


Ho vissuto tanti anni a Pantelleria in qualsiasi periodo dell’anno: appena mi era possibile lasciavo Milano.
Avevo un dammuso con una terrazza che pareva sospesa tra mare e cielo dove la sera i gabbiani intrecciavano i loro voli, mentre il sole incendiava di rosso l’orizzonte e l’oscurità che rapidamente calava.
Tornavo e torno sempre, oggi, con il pensiero alla mia “isola del vento” perché ha qualcosa di magico e di irripetibile. Il nero dell’ossidiana domina spesso il paesaggio della costa di questa isola vulcanica, ma appena risaliti di qualche manciata di metri si precipita nel verde miracoloso di ampie vallate costellate da fichi, albicocchi, mandorli ed aranci che fanno da contorno alle coltivazioni di viti, basse, contorte, affossate in lunghi solchi per proteggerle dal vento che è il vero padrone di questa terra gettata come per caso nel Canale di Sicilia e tanto vicina alla costa Tunisina.
Qui tutto ha un sapore particolare ed imprendibile: l’uva sa di sole, di terra, di mare e la sua dolcezza è incomparabile come dolci e caldi sono i tramonti africani che lasciano davvero incantati.
Non ci sono quasi pescherecci in porto perché i panteschi non vivono il mare: da sempre sono legati alla terra e quasi tutti quelli che abitano in città o nei piccoli paesi lungo la costa hanno poi un vecchio dammuso ed un pezzo di terra “in campagna”, a volte solo due o tre chilometri all’interno.
Ognuno coltiva la sua vigna e produce il vino che poi consumerà durante l’anno.
Ho assaggiato il passito di tanti piccolissimi produttori privati e, bevuto sul posto appena vendemmiato, ha il sapore unico della terra da cui proviene. Non lo si può portare a casa come non si può conservare il profumo del mare e del sole sulla nostra pelle o il canto del vento tra i capelli.
Ma c’è chi ha compiuto questo miracolo con tanta passione e competenza.
Quando, per la prima volta, ho assaggiato il Ben Ryé di Donnafugata ho provato l’emozione di ritrovarmi “all’isola del vento”, tra i contadini dopo la vendemmia, seduta su una duchena al sole mentre sorseggiavo il passito appena versato nel mio bicchiere.
Ho subito proposto a Josè Rallo, la signora Donnafugata, un abbinamento insolito, mai azzardato prima: cioccolato e Ben Ryé. Una degustazione per un vino da meditazione con un cioccolato particolare.
E poi….un cioccolatino speciale, al Ben Ryé studiato e creato da uno dei più grandi maîtres chocolatiers del mondo: Paul De Bondt.
Così è nato, quasi per una magia d’amore, il De Bondt Ryé, anzi i De Bondt Ryé perché i De Bondt sono due: Paul e Cecilia e due sono le praline proposte con questo passito di Pantelleria.
Il primo è una “farcia di fichi e mandorle macerata nel Ben Ryé e rinchiusa in un guscio di cioccolato fondente. Il secondo ha un cuore di gelatina al Ben Ryè incastonato in una ganache di cioccolata bianca e ricoperta di cioccolato fondente”.
Due soluzioni che esprimono tutta l’armonia che si sprigiona da questo incontro, quell’armonia che solo le grandi opere d’arte e la musica posseggono.
E quale occasione più adatta per presentare I De Bondt Ryé al mondo se non Milano per l’apertura della stagione lirica 2001/2002 alla Scala il 7 Dicembre giorno di Sant’Ambrogio.
Quest’anno, nel centenario della morte di Giuseppe Verdi, un impareggiabile Placido Domingo ha interpretato “Otello” con la superba direzione del Maestro Riccardo Muti. Un evento di risonanza mondiale che ha avuto un risalto ancora maggiore poiché il Teatro ha dato contemporaneamente l’addio ai milanesi e a tutti gli amanti della musica per un periodo di circa tre anni, quando si ripresenterà dopo importanti opere di ampliamento e di restauro.
I loggionisti hanno brindato ed offerto il tradizionale Panettone all’uscita della Scala, mentre un Gran Galà al Circolo del Giardino ha visto trecento ospiti per un dinner d’eccezione che si è concluso con un incontro raffinato e sorprendente: i De Bondt Ryé.
Come tutti i capolavori, anche queste praline sono uniche e si possono acquistare e degustare solo a Pisa nella boutique del cioccolato che Cecilia Jacobelli, compagna, collaboratrice e musa ispiratrice di Paul De Bondt, ha aperto da qualche anno in Via Turati.
Ma per i più golosi c’è sempre la possibilità di assaggiarli durante questa cena al Covo di Nord Est in abbinamento con il Ben Ryè!

foto: Marco Diana e Marina Sanvito