Una
manciata di terra rossa nell’Oceano Indiano a poche miglia dalla
costa dell’Africa Orientale ed un nome che evoca ricordi di grandi
commerci d’avorio e di schiavi, un porto dove ci si fermava per
far rifornimento di acqua, di frutta e di verdura ed un mercato affollatissimo,
centro nevralgico di tutto il mondo da Ceylon al Mar Rosso: Zanzibar.
Un fascino sottile ed un che di misterioso avvolgevano questa meta lontana
e da sempre desideravo vederla. Profumi di spezie, colori e sapori esotici,
palazzi sontuosi fatti costruire in pietra dai sultani dell’Oman
che avevano persino trasferito qui la capitale da Muscat. La dominazione
araba aveva reso quest’isola importantissima ed in poco tempo
era divenuta la più grande esportatrice mondiale di chiodi di
garofano conquistando tutti i mercati grazie alla passione per l’agricultura
del Sultano Seyyid Said che fece portare dalle Molucche i semi di questa
pianta.
Ma di tutto questo antico fasto, di tutto questo favoleggiare, di tanta
ricchezza ora rimane a Stown Town solo un grande palazzo bianco sul
mare, il Beit-el-ajaib, cioè il Palazzo delle Meraviglie, fatto
costruire nel 1870 dal Sultano Seyyid Bargash ed oggi ristrutturato:
tutto intorno un piccolo commercio di oggetti provenienti dalla Tanzania
e dal Kenia ad uso dei molti turisti che vagano per il quartiere alla
ricerca di souvenirs locali.
Un mercato coperto del pesce e della carne ed uno più grande
della frutta e della verdura con mille colori che si mischiano con quelli
dei changas, i vestiti delle donne quasi tutte, però, con il
capo coperto visto che la maggioranza della popolazione è di
religione islamica. Una
grande povertà colpisce profondamente perché la si tocca
con mano sia in città sia nella sua immediata periferia dove
alle case di mattoni si sostituiscono le capanne di fango rosso con
il tetto di foglie di palma intrecciate. Un uragano distrusse molti
anni fa’ la maggior parte delle piantagioni di chiodi di garofano
ed ora Zanzibar sta cercando di risollevarsi con grandissima fatica.
Si coltivano anche cannella, vaniglia, cardamomo, ginger e pepe nero.
Ho visto anche qualche pianta di cacao il cui uso, però, è
solo locale, anzi, riservato quasi esclusivamente alla famiglia del
coltivatore. I semi delle cabosse vengono seccati al sole, tostati e
poi schiacciati per trarne la massa di cacao che, aggiunta a zucchero,
costituisce cibo per i bambini della famiglia. Di cioccolato in tavolette
o praline a Zanzibar nemmeno l’ombra: si trova solo cacao importato
dal Kenia, ma è della Cadbury e non se lo possono permettere
se non i ristoranti locali o le gelaterie. Incredibile, ma in città
ci sono due esercizi condotti da italiani! Anzi c’è una
piccolissima comunità di solo tredici persone che hanno ottenuto
la residenza zanzibarina ed Eliseo Favaro e sua moglie Valeria sono
tra questi. Hanno aperto da quattro anni il ristorante “La Fenice”
proprio vicino all’African House, sul mare, a poche centinaia
di metri dal Palazzo delle Meraviglie. La cucina è, naturalmente,
italiana con piatti però anche della cucina locale. L’aragosta
qui è favolosa e persino la pizza non è male! La signora
mi ha spiegato la difficoltà di cucinare i piatti della nostra
tradizione poiché mancano gli ingredienti base e non riesce a
procurarseli in alcun modo. Ha “creato” ed è veramente
il termine giusto, un “Tiramisù alla Zanzibarina”:
prepara lei i savoiardi, ma non singoli: riempie la placca del forno
con l’impasto dei biscotti, ma, dice lei, manca quel tanto di
croccante che invece dovrebbero avere; sostituisce il mascarpone, sconosciuto
nell’isola come tutti gli altri formaggi, con una crema tipo inglese
e la panna è molto diversa dalla nostra e spesso non monta.
Ma il risultato è di tutto rispetto e lo consiglio come il “Salame
di cioccolato” con cacao e biscotti secchi. Altri desserts sono
rappresentati da dolci locali che risentono decisamente dell’influenza
araba, fatti con semi di sesamo e miele, per esempio, o croccanti di
vario tipo, ma sono serviti solo nei ristoranti: non esistono pasticcerie
o negozi che li vendono. Naturalmente “La Fenice” ha molti
clienti italiani e turisti stranieri che si danno appuntamento qui per
quattro chiacchere con i simpatici proprietari di Asolo. Pochi i frequentatori
locali poiché lo stipendio medio di un uomo qui è pari
a circa quarantacinque euro. Il turismo è la grande speranza
di quest’isola e gli zanzibarini lo sanno. Sono molto discreti
e difficilmente chiedono soldi con insistenza e senza motivazione ma,
sono molto disponibili e cortesi, dignitosi nella loro povertà.
Si può girare per Stown Town liberamente, da soli: un ragazzino
che fa da guida lo si trova sempre ed il nostro si chiamava Alì,
parlava italiano ed inglese oltre allo swhaili, la lingua ufficiale
della Tanzania di cui Zanzibar fa parte.
Ci ha portato anche da “Amore Mio” il locale gestito da
una famiglia piemontese: Emilio, la moglie Elisabetta e la figlia Michela
che producono gelati davvero italian style con frutta freschissima locale,
cosi’ ci sono tanti gusti esotici, ma con sapori veri come quello
al mango, a tre diversi tipi di banane, alla cannella, al frutto della
passione e perfino al pepe nero. Si trovano anche torte al cioccolato,
alla frutta e semifreddi oltre ad uno splendido caffè espresso.
Il locale è sempre pieno di golosi americani ed europei che trascorrono
un momento piacevole seduti in riva al mare tra le palme da cocco.
Alì ci ha anche presentato Cina, un “marinaio”con
un dhow, la tipica barca locale con la vela latina: per pochi dollari
era a nostra disposizione tutto il giorno e ci portava alle lingue di
sabbia, stupende spiagge bianche al largo di Stown Town che si offrivano
a noi ricche di coralli rossi e di conchiglie, contornate da un’acqua
limpida e trasparente piena di vita. Uno spettacolo unico dato che è
in continua mutazione, di minuto in minuto: le maree qui sono incredibili,
fino a quattro, cinque metri e pian piano tutto viene ricoperto dal
mare e non resta nulla, neppure un granellino di sabbia.
La sabbia contorna tutta la parte sud ovest di Zanzibar, dove sorgono
i tanti villaggi vacanze per il turismo “all inclusive”.
Ma ci sono anche alcune soluzioni più esclusive e di charme come
“The Palms”, un resort a cinque stelle costituito da sole
cinque ville private sul mare ed il “Breezes Beach Club”:
una spiaggia infinita lo circonda e si può camminare per chilometri
verso la barriera corallina con la bassa marea su morbida cipria costellata
di stelle marine e cenarvi a lume di candela. C’è poi un
piccolo villaggio, Paje, a Sud dell’isola assolutamente incontaminato
dal turismo di massa dove Marco Favaro, figlio di Eliseo, ha rilevato
un piccolo resort e ne ha fatto un luogo di soggiorno molto particolare,
pieno di allegria adatto sicuramente ad una clientela giovane o a chi
vuole vivere la vera Zanzibar senza pretendere troppi conforts.
Le camere sono piene di colori nella loro essenzialità e la
sera ci si raduna attorno ad un grande fuoco: i ragazzi neri del villaggio
spesso cantano e suonano per gli ospiti di “Paje by night”e
qui si tocca con mano la realtà dell’isola con i suoi colori
ed i suoi silenzi.
Sulla spiaggia una SPA di tutto rispetto e decisamente….zanzibarina:
ci sono donnone coloratissime che praticano massaggi rilassanti con
olio di cocco o che intrecciano i capelli delle turiste che vogliono
avere pettinature esotiche o praticano tatuaggi con l’hennè
ed il tutto solo per pochi spiccioli. E i pescatori locali sono sempre
pronti a farti provare l’emozione della pesca sulle loro piccole
imbarcazioni con il bilanciere, portandoti al di là della barriera
corallina. Si mangia il pescato direttamente a casa del pescatore che
lo cuoce sulla brace e lo accompagna con un tipo di pane rustico fatto
a mano. Questi sapori veri, questo tempo che si distende piano piano
trascorso davanti all’Oceano, certi tramonti mozzafiato credo
che valgano, da soli, un viaggio.
In realtà piano piano Zanzibar ti entra nel cuore e non ti senti
più uno straniero, ma un tutto unico con la gente, il sole, le
onde e la serenità degli abitanti che ti ripetono in swaili:”Akuna
matata”cioè “nessun problema”. E vorresti ritornare
Questo viaggio è un po’ speciale e diverso da quelli proposti
di solito da Chocotravels perché è all’insegna della
totale libertà sia per le date di partenza sia per la durata
del soggiorno. Ma è anche lontano dai soliti nostri standard
perché abbiamo voluto proporre una vacanza giovane, adatta a
tutti coloro che vogliono vivere un’esperienza diversa dal “tutto
compreso” in grandi alberghi cinque stelle. Paje By Night è
un luogo da sogno e qui ciascuno si può davvero inventare la
vita giorno per giorno e sperimentare sensazioni che altrimenti non
sarebbero così facili da provare….. Bisogna solo essere
in grado di vivere al di fuori dei soliti schemi ed adattarsi a piccole
scomodità che poi, nel loro insieme, sono il vero fascino di
questa esperienza. Marco Favaro vi accoglierà come amici di sempre
e vi suggerirà tante proposte per vedere tutto con lui o senza
di lui, ma soprattutto sarà sempre pronto e disponibile per qualsiasi
vostro desiderio in questa vacanza informale tutta zanzibarina. Portatevi
solo un costume da bagno, un pareo, qualche maglietta, un paio di pantaloni
di cotone ed un pullover per qualsiasi evenienza. Tutto il resto è
inutile.
Iscrizione e tessera Chocotravels € 50,00
9 giorni B&B nella camera doppia King Size € 400,00
tutti i pranzi al Paje By Night da € 3,00 a € 5,00
tutte le cene (antipasto, primo, contorno e dolce) € 8,00
…………e tutte le sere musica dal vivo e canti
davanti al falò!
Incluso nel prezzo lo Spice Tour per vedere le coltivazioni delle varie
spezie, prima tra tutte quella dei chiodi di garofano e, naturalmente
una visita ad una piccola piantagione di cacao!
Su richiesta il volo dall’Italia per Zanzibar da Milano e Roma.
(circa €600,00 charter)
Per prenotazioni e qualsiasi altra informazione potete scrivere
a info@chocotravels.com oppure telefonare al numero 333 4860753.